Il volto è come attraversato da brulle campagne che si alternano a zone in cui l’uomo ha lasciato, a volte nostro malgrado, un segno visibile della sua presenza: il mio volto riflesso nel finestrino del treno che mi riporta nella mia natìa Valle, quasi adagiata tra le montagne del Nord.
In tutta onestà credo di aver assolto dignitosamente il compito assegnatomi dal mio capo- redattore e, anche se avessi voluto prolungare un altro poco il mio soggiorno, l’ormai cronica carenza di fondi me lo avrebbe impedito: il nostro piccolo giornale non potrà mai contare sul finanziamento di munifici mecenati, contrariamente agli amici del sito che ci ospita e l’idea di passare qualche mese a lavare piatti nella Locanda di famiglia del Principe del Foro mi è assolutamente estranea.
Su quel volto passano due mesi della mia vita trascorsi a Buccheri, in qualità di inviato. Due mesi in cui uno riesce a farsi una idea, forse superficiale ma comunque con un alto grado di approssimazione, di una realtà lontana da quella in cui si è vissuti per tanto tempo.
Passano in veloci flashback tutti i personaggi incontrati: alcuni fantasiosi o geniali, altri ingenui, altri ancora ombrosi o addirittura livorosi.
Mi piace pensare Cayetano Bullock ritornato nella ispanica Iblas ad occuparsi dell’allevamento di tori da corrida; la Lince del Casale, che ormai tutti conoscono come il nuovo Barone de Coubertin, deciso finalmente a subire un intervento agli occhi malati ad opera di un guaritore filippino; il giovane sognatore-scambista, addetto ai servizi cimiteriali; il Socio-Bidello, cui hanno tolto anche le chiavi di casa; il Camaleonte delle Nebbie, che ritorna sulla Zelkova sicula, dalla quale ridiscenderà fra cinque anni per il solito accoppiamento quinquennale; il segretario della Associazione Giovani Imprenditori di Buccheri, entrato di diritto, su segnalazione della Confindustria, nel Consiglio di Amministrazione della Mercedes-Benz.
Al solo ricordo del candidato-Valium, del cartomante don Antonio Esportazione, di don Vito della Casa, della Formica Amazzone, di Gertrude, del duo donna Prassede-don Ferrante o di tanti altri, un sorriso sgorga spontaneo.
E che dire poi dei protagonisti principali. Voci incontrollabili segnalano l’Innominato, sfrattato dal suo Castello, alla Presidenza dell’Arci-Caccia o, secondo altri,nel ruolo di co-protagonista della prossima edizione della soap ‘Un medico in famiglia’; il Principe del Foro e l’allegro compare don Rodrigo che vagano raminghi alla ricerca di poco edificanti personaggi a cui proporre sordidi affari; Carneade, ritornato da dove era venuto ( ??? ); Brontolo, che alcuni bene informati giurano di aver visto adagiato, sia chiaro, in posizione preminente rispetto agli altri sei, nel giardino del Serraglio di Pantalica, di proprietà del Califfo; il Premio Pulitzer 2002 che, in attesa del premio anche per il 2003, curerà l’informazione e la propaganda (ho il legittimo sospetto che farà impallidire lo stesso Mohammed Said Al Saahf, mitico ministro dell’informazione e della propaganda di Saddam Hussein
– N.d.r.); ed infine il Califfo, raggiante nel suo profilo arabo, che si appresta, con estrema celerità, a costruire un imponente caravanserraglio per i fedeli sudditi.
Regole deontologiche impongono di porgere i migliori auguri per i nuovi amministratori.
Nel farlo non posso esimermi di pensare soprattutto agli amministrati. A loro va soprattutto l’augurio mio e di tutta la redazione.
il cronista