Dal nostro inviato
Incontro il Coordinatore del Movimento Cittadino che presidia il suo solito metro quadrato di spazio nella piazza principale davanti ad un bar, attorniato da quattro persone. Un quadretto familiare che mi riporta con la mente nell’immaginaria Chicago degli anni ‘30.
Non appena mi nota subito incalza:
|| La deve finire di scrivere che ci riuniamo nella smart. Noi siamo più numerosi di quanto lei possa immaginare e glielo dimostrerò. ||
- Non se la prenda; era solo una battuta che circolava fra i suoi avversari. –
|| Mi attenda stasera alle 19 davanti alla nostra sede di via Matteotti e le mostrerò qualcosa. ||
Arrivo alle 18:45, in anticipo. La luce della sede è accesa e sui vetri opachi sono riflesse dall’interno ombre di persone che, sedute o in piedi, mi immagino attente ad ascoltare l’oratore di turno.
Niente da dire: la sala sembra piena come un uovo. Devo assolutamente ricredermi.
Pur avendo appuntamento davanti alla sede ed essendo io per natura curioso, spinto dal desiderio di contare i convenuti, apro lentamente la porta e subito mi si para innanzi il viso rubicondo di vergogna del Coordinatore. Sta sistemando sulle sedie delle sagome di cartone raffiguranti persone formato grandezza naturale.
- Ma che sta facendo ? –
Passato l’attimo di smarrimento e di imbarazzo, candidamente ammette:
|| I nostri avversari, che continuamente controllano dall’esterno, devono vedere quanti siamo numerosi. Si chiama guerra psicologica.||
- Si, con le sagome di cartone ! –
||Cosa vuole, le comparse costano. ||
- E soprattutto parlano! Comunque….cosa ha da farmi vedere ?-
|| La condurrò dove ci riuniamo e programmiamo il prossimo trionfo elettorale. Questa sede, come avrà capito, è solo uno specchietto per le allodole. Il posto dove la condurrò a breve dovrà rimanere assolutamente segreto; nella sua corrispondenza non ne farà cenno alcuno. ||
- Non si preoccupi. Anche se ne facessi, sarei subito censurato dal mio capo-redattore g.g., che noi tutti, giovani cronisti, chiamiamo affettuosamente “Catone il Censore”. –
Mi accompagna in un luogo imprecisato. Varcato l’uscio ci addentriamo attraverso tortuose e buie scale fino a quando arriviamo in una stanza appena illuminata da qualche candela. Attorno ad un tavolo stanno sedute 15 persone coperte da un cappuccio e da una tunica nera. Sopra di essi, affisso ad un muro, un enorme cartello con sopra scritto:”Nuovi Beati Paoli – Sede di Buccheri”
Ma cos’è questa sceneggiata ? –
|| Come si permette. Lei ha di fronte la futura amministrazione: i consiglieri e gli assessori. ||
- Manca il candidato Sindaco; come mai? –
|| Il candidato Sindaco, ovvero il Gran Maestro di Rito Antico, per motivi di sicurezza non si fa vedere in giro; ogni notte dorme in un posto diverso. Io ho il compito di leggere i suoi messaggi solenni nelle riunioni segrete. ||
- Ma perché questi signori sono incappucciati ? Io non rivelerò la loro identità, glielo prometto.–
|| Vedo che non ha capito. Neanche loro stessi conoscono l’identità di chi gli sta accanto; solo il Gran Maestro ed io, in quanto futuro assessore alla propaganda, la conosciamo. ||
- Non mi starà dicendo veramente che questi signori non si conoscono? –
|| E’ così. Solo qualche minuto prima della presentazione delle liste sapranno i nomi dei loro colleghi in Consiglio Comunale o in Giunta. Naturalmente sono tenuti al segreto, fino a quel momento, anche nei confronti dei familiari. ||
- Ma chi è questo geniale stratega che ha ideato tutto questo ? -
|| E’ il Principe del Foro. Si figuri che ce lo hanno richiesto gli Americani per affidargli il comando delle operazioni militari in Iraq. ||
Ritorno mestamente a casa. Quanto visto e sentito in questi quindici giorni ha scosso notevolmente il mio sistema nervoso.
Credo proprio che farò richiesta al mio Direttore di essere trasferito nel teatro di guerra, “incorporato” nelle truppe alleate. E naturalmente mi auguro che a dirigere le operazioni non sia il Principe del Foro; non vorrei che questo novello dottor Stranamore mi buttasse in testa qualche bomba poco intelligente.
il cronista