Mi trovo per caso a passare per la Via Matteotti quando noto il Coordinatore del Movimento Cittadino che, forse memore delle sane letture giovanili, ama definirsi ‘il Muratorino’. Immobile davanti alla sede, sembra attendere qualcuno. Ogni tanto guarda verso l’interno, da dove provengono colpi di martello e sordi rumori
-Salve. –
||Il nostro mobiliere di fiducia, Nelùn Aiazzone, raccomandatoci dal Borromeo in persona, sta sistemando il tavolo delle riunioni. L’Innominato vuole che esso sia rotondo per essere tutti allo stesso livello di importanza. Come quelli…. della…. rotonda.||
- I Cavalieri della Tavola Rotonda. Una buona idea. Ma è importante che anche le sedie siano della stessa altezza e dello stesso colore. Vedo invece che una è più alta delle altre ed è foderata con velluto rosso. –
||Il Capo è molto democratico, ma un minimo di differenza se la vuole concedere.||
Si avvicina un nerboruto personaggio che non auguro neanche al peggior nemico incontrare da solo in una strada buia. Ci degna appena di un saluto ed entra
||Non si lasci ingannare dalle apparenze: si tratta di Sir Vito Della Casa.||
-Della Casa ? Non sarà mica discendente di….-
||Esatto, è discendente di Monsignor Giovanni Della Casa, quello che ha scritto il Galateo. E’ di uno stile e di una finezza incommensurabile. Non lo abbiamo candidato perché all’Innominato piace la competizione. Con Sir Vito Della Casa non ci sarebbe stata partita.||
-A proposito, vedo che avete fatto spazio ai giovani. Una buona metà della lista è composta da giovanissimi candidati. Complimenti, un’ottima idea.-
Mi incenerisce con lo sguardo.
|| Non lo dica neanche per scherzo. Li abbiamo messi in lista perché ce l’ha imposto il giudice. ||
-Il giudice ? –
||I sei giovanissimi candidati sono tutti vincitori del concorso Pampers. Diversi lustri or sono, quando l’Innominato abitava in mezzo alle persone e, per sbarcare il lunario, pubblicizzava i famosi pannolini, al fine di incoraggiare la vendita di questi prodotti fu indetto un concorso: i primi sei genitori che avessero inviato allo sponsor cento prove di acquisto avrebbero vinto per
i propri pargoli la possibilità di convivere cinque anni con l’Innominato.
Quando i genitori vincitori del concorso passarono la cambiale all’incasso, egli si rifiutò, adducendo motivazioni tecnico-legali. I genitori allora hanno fatto ricorso al giudice e dopo circa venti anni c’è stata la sentenza a loro favorevole. Solo l’arguzia del nostro Principe del Foro ha impedito che i sei si trasferissero per cinque anni nel Castello del Capo. La sua arringa appassionata, infatti, convinse il giudice che essere insieme all’Innominato nella Amministrazione poteva considerarsi ‘convivenza’. Bisogna sempre accontentarsi del male minore.||
-Passiamo ad altro. Vedo che la sede è molto bene arredata: drappeggi, quadri, torri illuminate di chiaro impatto scenografico. –/div>
||Ci ha pensato Marlene Dietrich junor, detta Lily, nota scenografa nonché parente del Capo: ceppo tedesco, per la precisione. Nonostante sia indaffaratissima per essere stata inserita in un circuito di conferenze retribuite sul tema:’Tutti gli aspetti economici e qualche aspetto organizzativo nelle feste medievali’, ogni tanto viene a darci una mano con qualche nota di colore.||
Si avvicina l’Innominato con in mano una piccola gabbia rivestita da un drappo nero per nasconderne l’interno. Saluta appena con un cenno del capo ed entra.
-Cosa o chi tiene in quella gabbia ? –
||Come lei sicuramente saprà, il Capo è anche Presidente della L.I.P.U. Nella gabbia avrà un paio di canarini o qualche pappagallino.||
-Ma ne è sicuro ? Che motivo avrebbe avuto di celarne il contenuto ?-
Il volto del mio interlocutore si trasfigura in un modo tale da far impallidire perfino la descrizione fatta da Kafka nelle Metamorfosi. Entra inferocito nella sala sbattendo la porta. Mi allontano lentamente verso la piazza consapevole di avergli inoculato il tarlo del sospetto. Gli chiederò un’altra volta chi fossero i convitati di pietra o, per meglio dire, di piume, dentro la gabbia.
Temo di avere avuto lo stesso legittimo sospetto del Muratorino.
il cronista